lunedì 22 ottobre 2012

Saturno, la malinconia e un rompicoglioni


«Essere strappati dal suolo, fuori dall’orbita del tempo, tagliato dalle proprie radici, significa desiderare una reintegrazione nelle fonti originali di prima della separazione e della lacerazione. Il dor è sentirsi eternamente lontani da casa. È il desiderio di ritorno verso il finito, verso l’immediato, verso la conquista di quello che si aveva prima di essere soli, l’appello terrestre e materno, la diserzione del lontano. Si direbbe che l’anima non si sente consustanziale al mondo. Allora sogna tutto quello che ha perduto».

Così si esprime Emil Cioran sul dor, vocabolo che i rumeni rivendicano come esclusivo e intraducibile. E' tipico di molti popoli ritenersi unici in qualche atteggiamento o sentimento. Portogallo: la saudade non è forse la stessa identica cosa del dor rumeno? E il disio dantesco, come ben suggerisce una pagina wikipedia, non accomuna tutte set nostalgie?

Era già l'ora che volge il disìo 
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dì c'han detto ai dolci amici addio

(Purgatorio VIII)

Guardando poi alla romantica Germania troviamo i fratelli Grimm che nel Deutsches Woerterbuch definiscono "malattia del doloroso bramare" la Sehnsucht tanto cara ai crucchi.

Eccetera.

Quindi di un rumeno che mi fa ascoltare Enescu e cita Mai am un singur dor di Eminescu cercando di insegnarmi la malinconia mi gratto duramente i coglioni, voi rumeni non avete inventato un cazzo, fra l'altro Tudor tu sei un moldavo, MOLDAVO cazzo, non rumeno, porca puttana! Hai rotto i coglioni. [er Pandora]

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