La farfalla è Gigi Meroni. Conosciuto soprattutto per i suoi modi poco comuni, scanzonati e aspramente criticati, per l'appunto suoi e non di altri.
Oggi è il suo compleanno e sempre meno persone vivranno nel ricordo della sua bellezza. Un po' perchè il tempo che incalza le nostre vite le rende sempre più povere di storia e un po' perchè tutto ciò che è in bianco e nero e non considerato vintage ha sempre meno considerazione.
Non ho vissuto i suoi giorni, non ho calcato i suoi campi e non ho sfiorato minimamente la sua vita, però ho voglia di immaginarmelo frizzante e inadeguato. Frizzante per tutti gli amanti dell'unicità dell'essere. Inadeguato per la pochezza della nostra realtà e per le persone che hanno represso ogni goccia di fantasia, schiave della propria prospettiva.
Attraverso i racconti e le leggende che si sono inanellate fino ai nostri giorni mi immagino una farfalla prestata alla fascia destra che volava senza mai sentire il peso dei tacchetti avversari, regalando emozioni attraverso la sua naturale e creativa vocazione. Un essere capace di immaginarsi l'azione prima di tutti, un giocoliere bizzarro e autodidatta capace di ammaliare anche il più indifferente degli spettatori, la variabile impazzita in grado di sconvolgere la tattica più opprimente.
Duramente contestato dall'ipocrisia di chi sceglie di sposare il pensiero più schifosamente banale e far della propria vita un anonimo cortometraggio, aspramente criticato da coloro che si sentono nel giusto perché hanno incatenato la propria natura al conformismo del tempo per garantirsi l'accettazione dei tanti, Gigi Meroni è la farfalla che batteva le ali per fuggire da quelle misure militaresche confuse con il gioco del calcio, ha sempre sentito la voglia e il bisogno di sfuggire alle regole che non si addicevano al suo essere.
Ribattezzato il George Best italiano, Gigi sicuramente ha amato alla follia la forma d'espressione in ogni sua sfumatura e non la ritrovava soltanto ondeggiando sulla fascia destra di un campo di calcio. Oltre a dipingere e a disegnare (in primis delle cravatte) lo immagino un amante di tutto ciò che aveva a che fare con l'espressione del proprio estro, della fantasia più sconvolgente, del malinconico dissapore verso la realtà più oppressiva e con una gran voglia di reagire. Quella forza di reazione che, attraverso lo scudo della propria natura, si difende da una società inappropriata, schematica e oppressiva.
E' conosciuto come calciatore, ma sicuramente potrebbe esser considerato uno splendido attore del cinema d'autore. Non aveva bisogno di seguire alcuna tattica o un ruolo prestabilito, il suo essere già era l'ispirazione più armoniosa della scena. Non usava se stesso per fottute svendite commerciali, ma soltanto per garantirsi il respiro più espressivo.
Gigi Meroni è il calcio, è quella formula più pura di intendere un gioco e viverlo in quanto tale. Gigi è quella semplice passione che mai si tramuta in morboso estremismo che da un gioco finisce per ricreare una grigia catena di montaggio.
Il teatro del calcio è onorato di aver ospitato un essere così leggero e intrigante, lontano dagli schemi camerateschi, rigidi e soffocanti nati dalla mente di chi del calcio ne fa un cupo lavoro, un semplice impiego che distribuisce profitti e credibilità, nel quale si finisce affondando nell'oblio della mediocre banalità.
Ah dimenticavo, la gallina era il suo animale da passeggio preferito, la sua compagna più comprensibile e fidata, da qui il connubio fra la farfalla e la gallina.
-Kammamuri-
in preparazione alcuni aneddoti inediti su Vendrame e Zigoni [la redazione]
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