mercoledì 10 ottobre 2012

Festival Internacional, Baraccone Provincial

Avvertenza: le prime righe possono esser non lette in quanto ancor più noiose delle altre che seguono, le quali altre possono altrettanto esser noiose e lassative.

Il festival di Internacional è una rassegna di parole, immagini fotografiche e cinematografiche organizzato dall'omonima rivista che, usando la tecnica del collage o copia e incolla, traduce in dialetto svariati articoli di giornali o freelance dal mondo intero o quasi.
Anche quest'anno ha riempito le strade della città di Ferraiuola e le orecchie di moltissimi visitatori, affezionati, curiosi, ladri, acrobati, palestrati, gente in costume carnevalesco che agli angoli delle piazze garantiva l'"ordine pubblico", borghesi, ultras e splendidi esemplari di cittadini modello.
Naturalmente, come tutte le rassegne degne di ogni rispetto del caso, la fauna locale si è mischiata con quella internazionale e tra le varie specie che si sono contraddistinte nella rassegna di quest'anno si annoverano la passera mattugia, la passera degli urali, la passera domestica, la passera italica, la passera petrugia, la passera scandinava, la passera umbra, la passera comune, e quella splendente. La giuria, formata dai bellissimi Kammamuri, Lobanovskij y Er Pandora in splendida forma quest'anno, ha decretato all'unisono la vittoria della passera mattugia, argento a quella umbra e bronzo alla passera scandinava. Il concorso era patrocinato naturalmente dall'agenzia Porno Jinga Internacional.
E questa era la presentazione buonista. Ora passiamo alla visione "politically scorrect".
Nella tre giorni di festival, camminando per le strade del centro storico, non si è notata una grande originalità nei protagonisti e nelle comparse del festival. Alternativi vestiti da alternativi, turisti armati di cannoni fotografici per immortalare non so chi o cosa, studenti che ancora credono d'esser comunisti ai tempi d'oro, personaggi dello showbiz in attesa di trovare la rampa di lancio per la consacrazione mondiale, imprenditori vestiti da impresari, ricercatori di danaro, africani che vendevano dei libri di dubbia provenienza, combattenti antimafia che usano lo stampo mafioso per farsi largo nella società e intellettuali vestiti da intellettuali. D'altronde non potevo pretendere molto altro.
Il teatro ha preso il via con l'assegnazione del premio giornalistico Anna Politkosvskaja, giornalista mai troppo compianta per la fine che gli è stata riservata da chissà quale strozzino del potere.
Poi vi è stato un susseguirsi di proiezioni cinematografiche con ingresso a pagamento, pubblici soliloqui, interviste, mostre fotografiche, magnifiche ostentazioni di potere, tanti applausi e naturalmente sorrisi o forse erano soltanto paresi. Come al solito sono state spese bellissime parole a favore della giustizia, dei diritti, della pace, contro ogni tipo di mafia, contro tutte le nostre abituni che contribuiscono a creare disuguaglianze sociali nel mondo. Eppure l'eco d'ipocrisia rimbombava fortissimo in tutte le piazze del centro. Nessuno dei protagonisti, tra i quali scrittori, fumettisti, coreografi, registi, preti, etc. nonostante al fianco avesse seduto il presidente di  una banca, invece che il filantropo di turno o il benefattore del momento si è messo in discussione, nessuno ha battuto ciglio, nessuno s'è guardato intorno imbarazzato. Ognuno ha tenuto la sua parte già ben prevista dalla sceneggiatura.
A nessuno è venuto in mente di citare minimamente gli sponsor della manifestazione, riconoscendone i vari disastri sociali, umani, politici ed economici che hanno causato nel tempo.
Basta aprire il libretto del programma del festival per rendersi conto della serietà democratica della rassegna, che tra i vari sponsor annovera Eniii, Unipull in tutte le salse, Cops e la Commissione Europea soltanto per citare i più decantati. Nessuno si è posto il dubbio morale su niente e su nessuno. Nessuno. Nessuno. Proprio nessuno. Probabilmente com'era giusto che fosse.
Devo ammetterlo, non sono un amante della rivista internazionale e questi tre giorni hanno rafforzato il mio disgusto.
I motivi principali che non la rendono simpatica ai miei occhi sono due. Perché troppo di moda negli ultimi anni e quindi non al si sopra di ogni sospetto. E, in secondo luogo, perché naturalmente come ogni giornale, partito, associazione o circolo tende ad escludere tutto ciò che non fa parte di esso o del proprio pensiero, asserendosi con la propria autorevolezza mediatica al di sopra delle altre concezioni; riaffermando il proprio compito di dare al lettore una versione mondiale sul teatro dei fatti senza mai citare le infinite dimenticanze volontarie e involontarie di cui un giornale si rende sempre partecipe. Finendo per creare un mondo di pensieri totalmente superficiale e spesso fuorviante. Ogni giornale, in ogni suo numero, dovrebbe pubblicare in prima pagina le dovute scuse per le proprie responsabilità oggettive. Mai una redazione dovrebbe usare toni presuntuosi e unilateralisti, approfittandosene della propria autorità che alla lunga costringe il lettore medio ad avere una visione del mondo che non gli appartiene e purtroppo lo accompagnerà per tutta la vita, condizionandola in molteplici aspetti. E Internazionale non si discosta per niente dal modo di fare superbo e vanitoso dei giornali e dei giornalisti o presunti tali.
Inoltre, per rafforzare la mia antipatia verso il giornale, mi sono imbattuto più e più volte in discorsi con assidui lettori della scuola di Internacional ed ho quasi sempre denotato quella loro presunzione, quella loro superiorità democratica, quella loro giustizia divina che li pone al centro del mondo soltanto perchè leggono un giornale che li fa sentire internazionali/mondiali/cittadinidelmondo/cittadinimodello/attivisti, dimenticando un piccolo dettaglio: il loro pensiero è soltanto una delle infinite prospettive dell'universo dei pensieri. Non basta avere una redazione o giornalisti biologicamente diversi all'interno di un giornale per esser nel giusto e rappresentare la biodiversità. Non basta chiamarsi internazionale per esserlo davvero. Ci si può sentire internazionali, ma vivere dentro al baraccone provinciale più assoluto.
Infine, per concludere la rassegna con dignità ed eleganza, Capossela ha avuto la brillante idea di esibirsi in un originalissimo dj set che rimarrà inciso nell'epigrafe della storia musicale, esibizione degna di Woodstock o di scomodare Johnny Cash a Folson prison. Probabilmente, fra gli esseri in Plaza Castelo che hanno avuto il coraggio di assistere all'evento del secolo, si sono mimetizzati centinaia di alieni che non potevano resistere al fascino caposseliano e si sono lasciati trasportare in balli di sospetta origine.
Di Capossela non si è notato molto, tranne la barba e il cappello. Lui, Ferrara e le sue coliche immaginative che ha trasmesso ai suoi spettatori grazie alla splendida sequenza di brani. Sequenza che ha causato numerosi malori nel corso della serata. Finalmente un grande compagno che non aspira i fumi del profitto, ci mancava da tempo un personaggio della sua caratura.
In conclusione va ammesso che alcuni temi trattati nel festival possono essere interessanti e di nobile realizzazione, ma nella maggioranza dei casi di scarsa utilità pubblica e controproducenti.
Da sottolineare l'iniziativa che più di tutte merita risalto in questa tre giorni di parole, il giornale Interspaziale, parodia della rivista Internacional e distribuito per le strade del centro di Ferraiuola, probabilmente sarà conosciuto e compreso da pochi, ma la sua esistenza è confortante.
Festival d'Internacional, Baraccone Provincial. Un mercantile che smuove le coscienze, ma rimane in balia dei gruppi industriali. I giornali, come al solito, mostrano soltanto quello che possono mostrare in accordo con la propria linea commerciale.
Agli organizzatori del festival , per dare veramente un tono internazionale alla rassegna, per l'anno che verrà consigliamo di invitare come super ospite  il maestro di vita zen, nonchè scrittore, regista e centauro Noryuki Haga. Ci batteremò affinchè questo desiderio di tante persone divenga realtà. Lotteremo contro le barriere di ipocrisia e divulgheremo i suoi scientifici metodi d'allenamento.
A voi la scelta. Continuare a leggere le copertine patinate dei giornali che si autocelebrano come "alternativa" di chissà chi, continuare a credere nei paladini della giustizia dei nostri giorni con conti in banca mai in rosso o affidarvi ad una semplice agenzia dal nome chiaro ed evocativo, Porno Jinga Internacional. Eh si perchè anche noi siamo Internacional, a modo nostro.
                                                           
                                                                    -Kammamuri-

5 commenti:

  1. Buongiorno,
    sono il Direttore della testata mensile "Internazionale". Attraverso una segnalazione, abbiamo potuto constatare la "stima" che Voi, in qualità di "Pornojingainternacional", avete profuso in questo breve, ma eloquente articoletto da quattro soldi, nei confronti della già citata testata. Non c'è altro da aggiungere,
    Adiremo per vie legali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Onorati del vostro interesse, se interessati ad aprire una collaborazione con la nostra agenzia rivolgetevi pure alla nostra sede delle Marianne.

      Elimina
  2. Sono sempre il Direttore.
    Dimenticavo: fica la bionda in prima pagina!

    RispondiElimina
  3. A pistola, Internazionale è un settimanale, non un mensile.

    RispondiElimina