Anche qui nel Sudest asiatico capita d'incontrare occidentali, tra i quali purtroppo anche qualche italiano, e si finisce spesso a parlare di politica, che io definirei più FarsaFantaPolitik (anche se purtroppo non posso parlare a un cinese o a un vietnamita in questi termini sennò non finirei di farmi capire neanche a 60 anni).
Naturalmente i discorsi ricadono sempre nei tristemente noti personaggi che hanno caratterizzato la vita dei nostri giorni attraverso telegiornali e pagine di carta stampata, ma non credo che in quella che noi tutti intendiamo come politica ci sia molto di politica. Anzi non c'è nulla di politica. E siamo soltanto noi a dargli la credibilità di chiamarsi politica perché ancora non gliel'abbiamo tolta. La credibilità s'intende.
La politica dovrebbe esser vita, dovrebbe esser realtà, dovrebbe esser uno scontro-incontro guerrigliero e fraterno fra idee, pensieri e filosofie diametralmente opposti, mentre ai giorni nostri ci si riduce a pensare che la politica sia fatta solo di percentuali, di lotte fra gli sgabelli parlamentari, di debiti pubblici e di tutte quelle sigle da cartoni animati fantascientifici che vanno a braccetto con i pensieri delle nostre giornate e intorpidiscono la nostra condizione umana.
Di politica non c'è nemmeno l'ombra, la politica è un teatro di strada fatto di attori umili e inconsapevolmente geniali, mentre quella che noi chiamiamo politica è un teatro fatiscente in cui recitano soltanto puttane in giaccha e cravatta con la barba sempre rifatta, ladri di polli, comparse maleodoranti, prestanomi, squali di partito, poveri arricchiti e burocrati a sangue freddo senza odore d'umanità.
La politica sarebbe molto più reale se s'avvicinasse al mondo delle prostitute che vengono usate soltanto da parlamentari in crisi d'identità bisognosi di prostituire i propri attimi di piacere.
La politica sarebbe molto più vera se facesse un passo verso il mondo dei carcerati che vengono additati come i peggiori criminali esistenti, mentre di certo vivono una condizione più onesta dei tanti gruppi di potere che attraverso curriculum e anni di studio passano le nottate a studiare l'impoverimento delle classi sociali già disagiate e lo smaltimento dei rifiuti tossici nei paesi tropicali, facendo scomparire nell'arco di pochi secondi morti e feriti e finire sulle prime pagine di giornale per ribadire l'ennesima impresa.
La politica sarebbe una salvezza se si affidasse ai prigionieri poetici, a coloro che sono imbrigliati nei falsi miti del genocidio invisibile degli anni 2000 e non hanno voce in capitolo.
E sento spendere ancora parole su quale partito scegliere, su chi affidarsi, su quale persona meriti d'esser eletta. No, forse ho capito male. Una persona che merita d'esser eletta?! No, non può essere. E invece Si, Si, Si e Si. Si parla ancora di persone. No, non ci voglio credere.
Non ci credo che chi si svende al peggior offerente e accetta un compromesso così sputtanatamente criminale possa ancora aver questa credibilità agli occhi dei comuni mortali ed esser addirittura paragonato ad un essere d'etichetta umana.
Forse sto sognando, ma è più probabile che questa sia la realtà squalificata degli anni 2000.
Un essere umano non può perder attimi della propria vita a sbarrare una casella di un partito che sa già che non rispetterà le sue promesse e finire d'esser complice di un crimine così chiaro ed efferato.
Un essere umano non è un cittadino modello. Un essere umano non è un burocrate. Un essere umano non è uno squalo. Un essere umano non è un lavoratore. Un essere umano non è un elettore.
Un essere umano ha ancora gli occhi per vedere e l'anima per capire.
Essere umano é.
-Kammamuri-